martedì 11 ottobre 2011

RECENSIONE

Architettura e modernità
Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica

AUTORE: Antonino Saggio
CASA EDITRICE: Carocci

Il libro di Antonino Saggio è ecologico e tele-micro-scopico. Questo non vuol dire né che sia stampato su carta riciclata, né che alleghi, come gadget, lenti o specchi.

“Architettura e modernità” usa l’ecologia, come la usava Banham1. Ecologia quindi come disciplina che studia gli esseri viventi nello loro relazioni reciproche e nelle interazioni con l’ambiente.

Ripercorrendo in otto parti, più di ottant’anni di storia dell’Architettura, Saggio sembra individuare altrettante ecologie. Ogni opera che descrive, ogni architetto su cui si sofferma, fanno parte di un «palinsesto attivo e sempre diverso»2, definito da relazioni, non solo urbane o compositive, ma soprattutto culturali, sociologiche, geografiche, storiche ed economiche. Tantissime interazioni sono sottolineate: lo scenario più evocato è quello delle arti figurative, ma le relazioni più vivide e decise provengono dal campo della tecnica, sia essa industriale o informatica.

Solo con uno sguardo pluricentrico, che definisce vere e proprie ecologie, si può riuscire a comprendere pienamente, le spinte che ricevono gli architetti, ma soprattutto i risvolti gravidi che le loro opere portano nell’ecosistema.

Proprio questa visione ampia e dinamica è la capacità telescopica cui si faceva cenno all’inizio. L’autore guardando da una giusta distanza, riesce ad osservare i fenomeni nello loro complessità, ma anche nella loro complementarità. Descrive le (archi)star, nel rapporto reciproco, nelle riverberazioni, nella luce abbagliante che tutte insieme emanano.

Il libro però è anche intensamente microscopico. L’autore, infatti, non indaga solo la star, ma soprattutto l’uomo. La natura, la personalità, le caratteristiche peculiari dell’architetto, sono messe in luce con grande capacità di penetrazione. L’architetto finalmente diventa uomo. Si ritrova l’umanità persa dalla Storia (dell’Architettura), che sembrava fatta da soli idoli. Apparendo drammaticamente terreni, si rivelano davvero toccanti i racconti delle scomparse premature. Ci ricordano che i miti sono solo uomini, spesso anche sfortunati.

La lettura del testo è una, unitaria e scorrevole ma è al contempo trina, perché formata dall’addizione di tre momenti: la ricognizione storica generale, l’inquadramento nel contesto architettonico e l’approfondimento umano del progettista e delle sue pulsioni. Ovviamente lo sviluppo di questi tre tempi (per ottant’anni in 444 pagine), ha bisogno di spiccate capacità sintetiche, che spesso però possono fare il paio con inclinazioni alla superficialità. In Architettura e Modernità, invece, i riferimenti sono secchi e precisi, mai ridondanti. Questo crea spazio per riflessioni sintetiche e decisamente illuminanti dell’autore. L’abile comprensione dei fenomeni di ogni natura dovrebbe costituire, sempre e come in questo caso, il primo gradino della scalata progettuale.

Ultimo punto su cui soffermarci è la scelta delle immagini . Lo scopo sembra quello di mostrare nuove o dimenticate prospettive. Le immagini più potenti, sono infatti proprio quelle che ci fanno apprezzare le opere da punti di vista inediti, ritracciando il percorso associativo nella nostra memoria. Le architetture sulla carta, quelle che non è stato possibile vedere di persona, diventano tridimensionali: finalmente le possiamo girare, conosciamo i lati ed il retro. Spesso sfogliando il libro, proprio per la viziata abitudine a vederle sempre da una sola angolazione, quasi non le riconosciamo immediatamente. Suscitano però un ritrovato interesse, che ci spinge ad avvicinare il libro agli occhi per aggiungere alle cartelle della nostra memoria ogni dettaglio mai visto prima.

Questo testo ci insegna che lo sviluppo, e cioè l’avvicendarsi delle rivoluzioni, è veicolato dall’interazioni plurivoche e pluridisciplinari che si instaurano tra uomo e uomo e tra uomo e contesto. Se fossimo inoltre così abili da allontanare e da avvicinare lo sguardo, se avessimo quindi insieme la capacità del telescopio e del microscopio, potremmo comprendere lo scenario complesso ma inclusivo, da lontano, e riusciremmo ad apprezzare l’unicità e l’umanità degli uomini che lo modellano, da vicino.


A.V.

1 Con riferimento all’opera di Reyener Banham, Los Angeles. L’architettura di quattro ecologie, Giulio Einaudi editore, Torino, 2009.
2 Reyner Banham, Los Angeles. L’architettura di quattro ecologie, op. cit., p. XVII.

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